In quel di S.Baronto corricchiavo,
a Vinci e Lamporecchio d'andar m'apprestavo
per poi a S. Baronto ritornare.
Lungo la strada,passo dopo passo,
un vento gelido accarezzava 'l viso mio
e lentamente mi scorrea la via
mentre le foglie morte in aria ruzzolava
e le chiome degli lberi piegava.
Un sole molto bello risplendea,
la luce coi suoi raggi fiffondea
nel cielo terso e nella bella gente
riscaldando i cuori e anco la mente,
mentre il tiepido calore
liberava dall'ansie e infondea amore.
In lontananza,dei rumor cupi di apari di fucile,
col loro eco di morte
si rincorreano nella magnificente valle
portando una nota di tristezza
e una cornice di dolore.
Ed ecc'or la stupenda Vinci
ch'i natali dette a un grande genio,
un uomo di colore e di sapienza
che con le sue idee e la sua grande umanità
ha fatto si
che l'uomo ancor goda
di quella grande bontà.
Grazie a te,Leonardo,e grazie
anche a Vinci ch'è la tu' città
che mai t'ha scordato e sempre t'amerà.
E mentre il mi' cammino proseguio
lungo sentieri e paesaggi antichi,
un suono di campane all'improvviso volea ricordare
che l'ora di pranzo stava per arrivare.
Piccoli gridi,tanti e in allegria,
era in uscita l'allegra compagnia.
Un vigile era lì messo d'apposta
per la strada ai pargoletti traversare
che come uccellini spensierati
volavano felici contenti d'esser nati.
Or ecco,son giunto a Lamporecchio
ch'oproso paese è ricordato,
di gente onesta e diradici antiche
che lustro dan al Montalbano
e tutti gl'altri di cui è circondato.
Sulle dolci colline là di quel bel logo
fra verdi ulivi e vigne generose
i ripidi tornanti macinavo
per arrivare alla mia meta ambita.
Ed ecco,son tornato a S. Baronto
laddove,sulla rinomata cima,
gente ospitale e vino cristallino,
si grande paesaggio e aria bona,
si posson ammirare
le valli del confetto e brigidino
che uomini e bambini fan sognare
per tal chicchi dal sapor dolce e genuino.