Un volo d'airone
un suono di conchiglie
vento di tramontana.
L'asceta medita
contempla l'universo.
I discepoli seminano
a spaglio la terra
della landa deserta
come un'ape operaia
diligente impollina
i fiori della campagna.
L'Arca dell'Alleanza ha perso
le tavole della legge
la manna e il bastone d'Aronne,
La Menorah del tempio
di Salomone
ha spento l'ultima candela.
L'olocausto arde
su l'are dell'incoscienza
intristendo Dio
che vede i suoi figli
offesi
dai suoi stessi figli
con afflati di scelleratezza.
Olocausto come martirio
di un popolo,vergogna
mai sopita.
Voce di un popolo
dispersa
nelle profondità di un nulla
che avanza,martirio,
diaspora…Lo stesso
respiro dell'uomo
che ruba il respiro
e la dignità a un altro uomo,
la luce della vita
che non ha ombre
ma un cuore che pulsa,
emozioni desideri
sensazioni…La speranza
dell'eternità
che non può morire,
altrimenti è lo stesso Dio
che muore,l'uomo
che non ha più un padre
al quale confidare
le proprie pene…
L'uomo che vede avvicinarsi
la morte ma non ha
un appiglio
al quale aggrapparsi.
Olocausto come martirio
di un popolo,vergogna
destinata
a rimanere indelebile
nell'eternità…Memoria
che riede,viva come allora
per non dimenticare,
per non ripetere
gli stessi errori…
Ma forse è vana speme?…
Olocausto,
il più infimo dei profondi
antri,profondo
come il bacio di Giuda
Iscariota
che tradì per un pugno
di niente
colui che lo aveva amato
più della sua stessa vita.