Poesia

Trilogia

Guerra
(Trilogia n°1)

Ho amato e ancor amo la mia terra
son nato in un giorno senza sole
quando la stagione non aveva fiore
e i campi erano senz’erba.

Ho vissuto i miei anni più belli
quando serenità e pace
eran cosa del tutto normale
e la vita navigava nei suoi affetti.

All’oscuro di tutto, un bel giorno
voci dicevano di stare in allerta
così in poco tempo arrivò la guerra
senza sapere qual sia stato il torto.

Vaghe notizie raccontavano di rivolte
di cittadine distrutte e di repressione
di prigionieri, di angoscia e dolore
per persone morte sotto le bombe.

Da quel dì, il cielo si dipinse di cenere
l’aria sembrava radioattiva
la respirazione si faceva tossica
dall’alto, grigia scendeva la neve.

In lontananza si susseguivano boati
In me si faceva strada la paura
In un vicolo, da una porta socchiusa
al mio passare sentii tre distinti spari.

Nascosto in un angolo remoto
ho visto uscire un barbuto soldato
rideva sventolando qualcosa in mano
forse aveva ucciso per un tesoro.

Adagio camminava barcollando
Il suo sguardo si perdeva nel vuoto
no… no, notai che quello non era oro
in mano teneva qualcosa di bianco.

Andandosene per la sua strada
sparendo dalla mia visuale
incuriosito son corso a guardare
che mai fosse successo nella casa.

Entrando, inorridito piansi
avvolta da una luce soffusa
nel sangue stava una donna nuda
dall’apparenza giovane d’anni.

Scappando via col vomito
alle mie spalle ci fu un crollo
cadendo a terra col volto
lo sfregai sul porfido.

Intorno a me altri boati
nel rialzare la testa
un bimbo dall’andatura incerta
veniva a me con tese le mani.

Rialzandomi a stento, lui piangeva
prendendolo tra le mie braccia
e notando la sua faccia tumefatta
lui si strinse a me con forte presa.

Incamminandomi verso la torre
guardando sopra le decimate mura
tra le nuvole uno spicchio di luna
stava illuminando la cima del monte.

Da quel luogo ormai spettrale
dovevo andarmene lontano
col bimbo a tirar su di naso
ora eravamo in due da salvare.

Non lontano era il porto di mare
a lui ho detto di non dar di pianto
col mio cammino seppur stanco
dovevo arrivare presto alla nave.

© Nilodan Gi..Pi.

Maggio 2018

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Clandestino
(Trilogia n°2)

Con altri ho solcato il mare
su barche antiquate
in una notte senza luna
scavalcando le diroccate mura
della prigione bombardata
dove stavo da qualche annata.

Pur con in corpo molta paura
e con la mente tanto confusa
dovevo andarmene lontano
dal mio paese ormai rasato
dalla guerra e senza più un riparo
sarei stato clandestino o rifugiato.

Della guerra ho visto il suo orrore
fatto di morte e di devastazione
e sotto un cielo di cenere
gente cadere a mani tese
e altri fuggire verso l’ignoto
sperando in qualcosa di nuovo.

Bimbi con occhi smarriti
vestiti con abiti tutti lisi
quasi fossero degli zombi
aggirarsi senza più orizzonti
tra sangue, detriti e polveri
incuranti del poggiare i piedi.

Ho visto mamma col suo piccolo
stringerlo al petto quale suo dono
pregare al soldato appena apparso
di lasciarlo in vita, di risparmiarlo…
dall’atrocità son fuggito veloce
mentre sparavano nella mia direzione.

Sballottati dal mare in tempesta
avvolti dalla paura si stava in allerta
un’ondata più che beffarda
capovolse la nostra barca
tutti in mare a cercare salvezza
chi imprecava e chi nuotava in fretta.

Con tutte le forze ho sfidato il mare
mi son spiaggiato sapendo di sale
sfinito all’alba su una spiaggia anonima
clandestino alla ricerca di nuova vita
scappato dall’atrocità della guerra
ammirando un sole di rara bellezza.

© Nilodan L.Gi.Pi.
Maggio 2018

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Pace
(Trilogia n°3)

Sconfinato dalla mia terra
da quel dì che me ne andai
di tempo ne è passato assai
qui non c’è né guerra né allerta.

Ormai son vecchio e stanco
straniero in terra straniera
ho lavorato in una ditta di seta
e mi sono integrato, lavorando.

Alcuni mi han sempre guardato
come se da loro fossi diverso
ho sol l’abbronzatura del deserto
per il resto ho mai fatto caso.

Notizie del mio paese
dicono che ormai sta in pace
lo governa una triade
di gente per bene.

Sono contento per loro
la guerra è stata sanguinosa
dei morti non si è fatta conta
spero che laggiù sia tutto brioso.

A volte sogno il mio paese
quando ancor regnava la pace
seduto sui muretti a parlare
con gli amici del quartiere.

Ma qui ormai sta la mia dimora
ho già il posto per la sepoltura
giacerò accanto alla mia musa
che ho sempre amato con gioia.

© Nilodan L.Gi.Pi.
Maggio 2018

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