Meticcia sei di figliolanza slava e triestina
bora ch'urlar sai qual viziata bambina
che d'eccitanti onde 'l mar ricolmi
mentre in vol si libran di gabbian gli stormi.
il soffiar tuo detieni qual esperto soprano
ch'invade con suadente voce l'udito più lontano
niun vento può né mai potrà in egual fervore
indur su pelle di barche il diluvial tremore.
da piazza unità d'Italia al lungomare
della campana fendi di san Giusto 'l mormorio
mendican le labbra tue loci in cui 'l tuo pneuma vitale
sia per quanto trova impetuoso e letale.
finch'alla sorgente tua non fai ritorno e poi t'ascondi
"bora tremenda" chiaman ma tu mai rispondi
e l'impalpabil arma a ricaricar vai del tuo respiro
per quando 'l voler tuo concedersi voglia un novello giro.
Poesia