Straccio
dinanzi allo scheletrico fantasma d'idra
d'un indifeso fiume
che da' germogli soleggiati d'estate fu spogliato
l'intriso foglio del mio foco autoannientator
d'una lapidaria, frastornante
lettera ch'intimo il mio esser licenziato.
quanti rimpianti e maledizioni
qual figlio essermi voluto rinnegar
perch'imprendess'io a sfidarmi da padre
mentre il travaglio il capo carezzavami
dell'incandescente, subdola promessa madido
che mai m'avrebbe abbandonato.
nano sono e null'altro
d'un'infida globalizzazione anonimo balen
di risuscitar non più capace
'l gigante ch'in me sempre ebbe dimora.
Poesia