Gelida s’avanza qual consunta daga la notte
ch’il guardo corteggia in annebbiate fenditure
e briciole d’un dì che di mestizia fumiga inghiotte
sul cocchio disegnato dall’ancelle sue paure.
Ognor d’oscurità sbuffando va lo scheletro d’un campanile
che pungenti coriandoli su speme lancia, inimico e ostile
da rattrappite labbra un’orazion dileguasi scalciata
e a gemer va con lai d’inappagata innamorata.
Di qualche polveroso sogno intarsiato indossa
il novel giorno la sgualcita veste, a guisa d’illusoria scossa
placido l’immutabil dover s’accosta come colazione
all’uomo d’elevarlo dimandando nella consueta canzone.
Poesia