Al di là degli aspetti filologici, per altro già ampiamente studiati, c'è un legame strutturale che lega il pensiero poetante di Ovidio alla cosmologia di Giordano Bruno. La nozione bruniana di "vicissitudine" intesa come moto incessante della materia, potenza viva generatrice di forme sempre nuove, è strettamente collegata alla poetica delle "Metamorfosi". Ovidio è il cantore del divino come immensa pluralità di forme cangianti. Eterno non significa statico, eterno è soltanto il divenire delle forme immanenti alla divinità, il loro continuo avvicendarsi in una sorta di moto perpetuo che non conosce mai requie. Eterna, in Bruno, è la continua vicissitudine dell'essere. Siamo di fronte a una sorprendente anticipazione del pensiero di Nietzsche: Ovidio e Bruno hanno impresso all'essere i caratteri del divenire!
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