Maltrattato
da me stesso
ferito
solo
a sentirmi sospeso
interrotto
senza una parte di me
nell'incrocio dei tanti volti
che nascondono
storie forse anche atroci
occhi a fissare
il nulla del loro futuro
feriti
soli
sospesi
che parlano nel silenzio
che scrutano con intensità
nella voglia di sapere
Riconoscere in questi
scintille di me
percepirne l'umanità condivisa
circondata da speranze
avvertendone le sensazioni
gli stati d'animo
che si respirano chiaramente nell'aria
E cercare di assorbirle
senza mai "sporcare"
quello che siamo dentro
volendo andare oltre le apparenze
o imponendoci di superare
gli invisibili muri
costruiti apposta dalla vita
guardando gli occhi
di chi potra' essere il nostro carnefice
pensando che possa essere lui stesso
prigioniero del suo "mostro"
e che lo ha reso vittima di se'
Son bastati quegli occhi
e i loro sguardi
per capire
per guarire
per gioire
.
Cesare Moceo poeta di Cefalù
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