Jung e Hillman ci insegnano a interpretare il concetto di vocazione in una accezione universale che non si restringe alla chiamata del religioso che si accinge a prendere i voti. Ognuno di noi nasce con una vocazione che lo identifica come individuo unico e irripetibile. Ognuno di noi trova nella propria vocazione ciò che i filosofi medievali, sulla scia di Aristotele, chiamavano "principio di individuazione". E qui sta lo scarto principale: quello che ci identifica come individui unici e irripetibili su questo mondo, su questo piano di esistenza, non appartiene al dominio della materia, ma al dominio dello spirito. Corollario: non esiste una vita religiosa distinta e separata dalla vita profana, la vita umana è in sé stessa "religiosa" nel senso etimologico del termine. Il mio essere "legato" a un Oltre che mi precede e mi costituisce, e nei confronti dei quali posso anche essere infedele, è ciò che rende inevitabilmente religiosa ogni vita, ogni singola esistenza umana.
Diario