Ancora ossessioni bruniane in queste notti insonni. Bruno parla spesso, nei dialoghi italiani, del "lavoro" della natura, dell'artefice immanente alla materia, dell'intelletto causa efficiente del tutto che plasma i fiori, gli arbusti, le piante, la muscolatura degli animali e le rotte dei pianeti. Siamo di fronte al rovesciamento del tradizionale rapporto mimetico tra arte e natura come veniva pensato dalla tradizione classica e da Aristotele: nel Nolano è la natura che imita l'uomo, secondo una prospettiva che comunque non concede nulla all'antropomorfismo. Perché il lavoro dell'uomo è comunque estrinseco all'opera che egli produce, mentre il lavoro della natura è tutto interno all'opera. Occorre pensare il lavoro della natura alla luce dell'infinito, ed è su questo punto che si arresta ogni possibile provincialismo antropocentrico e quindi antropomorfo.
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