L'anima del mondo in Giordano Bruno è il volto attivo della materia, non un principio spirituale contrapposto ad essa o trascendente. In Bruno, come nei cosiddetti "presocratici" da lui tanto amati, non c’è spazio per il concetto di materia inorganica, non c’è spazio per l'idea meccanicistica di inerzia. Niente è passivo in un universo concepito come un tutto vivente, un "animale santo". La «materia prima» in Bruno è il fondamento comune di tutte le creature, il grembo alchemico che genera all'infinito le forme «cacciandole dal proprio seno».
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