Poesia

Il contadino e il ladro d’ uva

Pioveva tra gli ulivi

nella vigna un tramestio

scosse le viti e l’ uva,

un uomo dedito a tal vizio

stava rubando l’ uva al contadino

ormai avvezzo a tal briganterie.

Quella notte appostato

per cogliere in fragrante l’ uomo.

” Cosa fai essere meschino nella mia vigna

scaltrezza ti è rimasta nei tacchi!

Cos’ hai da dir a tua discolpa?

Ti ho preso finalmente sul fatto

essere meschino e reietto!

L’ uomo sorpreso si scosse di soprassalto

diventando bianco come un lenzuolo

lavato con la varechina.

Con un gran balzo si allontanò dal contadino

schiarendo la notte col suo biancor,

diventando piccolo come un folletto dispettoso

nella pioggia battente e fredda,

rosso e fiammante come il fuoco dell’ Inferno

che si ricicla col dolore delle anime dannate,

per poi fuggir con agili balzi di canguro

nella notte di luna piena,

nel mistero e nella pioggia

tra gli ulivi prospicenti la vigna

fino a scomparir agli occhi del contadino,

pietrificato  con le gambe tremanti

e bianco anche lui come un lenzuolo

lavato con la varechina,

con l’ aria che non entrava e usciva dalla sua bocca,

statua di freddo marmo nel timore,

nel lucore di una notte di Settembre strana.

” Un bicchier d’ acqua, presto

ho il sangue in rivolta! ”

Gridò il contadino con un sussulto

che sbloccò il suo cuore,

ad una donna che da lì passava.

” Stasera il Diavolo in persona

ha preso in possesso lo spirito del vicino disonesto

e con la pioggia ha portato il suo forcone

rosso di fiamma  dolore e pianto,

fuggendo tra gli ulivi facendosi piccino piccino

col fuoco tra i capelli e la testa in mano.

Sono tutto un tremore ancora

in questa notte dove l’ acqua si è mischiata al fuoco

e il mio cuor dal petto è uscito, brontolando,

richiamando al dover mie gambe impietre.