L’esistenza non è un eterno galoppare
fra i rovi ma silenzioso ondeggiare
fra speranza e stordimento,
forsennata veglia e quiete.
Diranno che la tua sensibilità
è sterile scorza,
spiga controvento,
il passo malcerto,
inerte pietraia,
ma nel tempo comprenderai
quel dono meraviglioso,
ne custodirai il cuore,
terso biancore di gigli,
barbaglio che illumina la fronte,
e lo sguardo, di stupore,
e guardarai alla vita con occhi nuovi,
si rivelerà l’incanto nel testardo
affacciarsi all’eterno
di un piccolo fiore,
lungo il marciapiede,
nella chiarità di rose bianche.
Malgrado le ginocchia rotte le tue
ali spiccheranno ancora
il volo e ti aggrapperai con forza
ad uno spicchio di luce
sopra la tua testa.
Scriverai versi, sorgerai come
sole nascosto tra nuvole di sale,
e l’amore sarà luce e buio, sublime
tormento, capace di sollevarti
fino al cielo, di fluire
nel tuo cuore divenendo speranza.
E scoprirai che
la gioia della vita è nell’attesa,
nell’altalenante gioco di chiaroscuri,
nelle campane, la domenica,
nei balconi azzurrati, la fila ordinata di formiche, nel disfarsi e ricomporsi
del cielo dopo la tempesta.
Thea Matera