Diario

Dante e il poeta-demiurgo

Tra le tante riflessioni di carattere metaletterario presenti nel secondo libro del De vulgari eloquentia, ce n’è una che viene spesso trascurata dai lettori e dagli studiosi di Dante. Si tratta della differenza che passa tra un poeta vernacolare, come ad esempio gli autori della scuola siciliana, e un Autore degno di tal nome che possa essere affiancato ai classici della grande letteratura latina. L’autore è colui che esprime tutto il potenziale espressivo presente nella lingua madre, attualizzandone la potenza nel senso schiettamente aristotelico del termine. Il volgare allo stato grezzo è come un materiale che deve essere nobilitato dalla prassi poetico-letteraria. Ecco allora che il grande Auctor, nella concezione dantesca, si configura come il Demiurgo di cui parla Platone nel Timeo. Questi genera il cosmo partendo dalla materia caotica primordiale, quello genera un nuovo universo linguistico a partire dai dispersi particolarismi municipali della lingua del popolo. La creazione poetica è come una seconda creazione del mondo.