Nel “Convivio” Dante teorizza il ruolo beatificante della filosofia, la valenza “profetica” della contemplazione razionale, il ruolo di guida che la “Donna gentile” (Madonna Filosofia) assume lungo l’itinerarium mentis in Deum che culmina con la Visione del volto di Dio. L’esercizio del pensiero filosofico assume una connotazione mistica. L’atto del filosofare ci rende concittadini delle intelligenze angeliche, concittadini di quella che Dante, arditamente, non chiama più “la Gerusalemme celeste”, bensì “le Atene celestiali”. Fare filosofia significa spogliarsi delle immagini che incatenano la mente umana al mondo del visibile e innalzarsi alle regioni superiori lungo la scala di Giacobbe che unisce terra e cielo.
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