Movimento tellurico
nel cuore,
marea di negative
foschie torve,
moviole rarefatte
a intermittenza nell’anima,
copiose lacrime sorde cristallizzate,
polline gridellino
nel vento di bufera,
petali di fiori innocenti
strappati dispersi
sul terreno mescidato
con zolfo,
steli spezzati con mano
unta di bile guizzante,
ricordi schiaffeggiati
dal baleno del dolore
sull’altalena della
mia vita!
Ma a che serve il lamento
se lo ascolto solo io?
A che serve piangere
se lo ascolto solo io?
A che serve stare male
per soffrire di più!?
Alzerò lo sguardo
verso il futuro
e ricomincerò da capo!
Nel ruggito del nuovo io
riflesso nel cercare
la mia vita vergine
nel rinascere
su policromi arcobaleni
di rugiada sfavillante,
che vale più
di questo salto nella fossa dove i leoni del duolo
non aspettano altro
che divorarmi boccheggiante!
Mi alzerò dal suolo di zolle,
mi asciugherò il viso
con raggi di stelle
e accosterò la mia figura
a unguenti ai fiori di bach.
E volitiva uscirò
dalle parentesi
che mi sostano
legandomi al nodo
del tempo annientandole,
abbraccerò giulivo
il domani come
se fosse la prima volta
e rincorrerò la mia essenza, che vale più
della mia assenza
in questa astratta sospensione del mio essere
che imprigiona solo
la mia volontà
di rinnovare il mio fato in
rizoma di rinascenza!
©Laura Lapietra